Archivio notizie
Treni:
il ritardo è di stazione a Milano
21 novembre 2006
I treni maggiormente in ritardo?
Sono a Milano. I dati sono del primo
dossier nazionale sul trasporto
locale di Legambiente, che ha
monitorato i convogli in partenza
dalle 8 alle 10 alle stazioni di
Milano, Torino, Genova, Bologna,
Firenze, Roma e Napoli. Il 53% dei
treni presi in esame non rispetta
l'orario ed il ritardo medio è di
5,5 minuti.
A Milano, in particolare, il ritardo
è diventato normalità: riguarda ben
il 94% dei treni e si attesta
mediamente sui 9 minuti.
Il trasporto lascia a desiderare
anche per quanto riguarda l'igiene
(sia nei bagni sia nelle carrozze,
grazie anche all'inciviltà di alcuni
viaggiatori), il sovraffollamento ed
il malfunzionamento di riscaldamento
o aria condizionata.
Le Regioni, aggiunge
l'associazione, "ogni inverno
protestano con Trenitalia per la
qualità del servizio, ma poi
chiedono soldi solo per autostrade e
collegamenti ferroviari ad Alta
Velocità", sottolineando come sui
treni locali viaggiano, ogni giorno,
circa 1,5 milioni di pendolari in
pessime condizioni, mentre gli
Eurostar, su cui si concentrano
parecchi investimenti, servono circa
200mila viaggiatori.
Medico
ferito:
si indaga sugli ex pazienti
21 novembre 2006
Potrebbe essere stato un ex paziente
a ferire gravemente il medico di
Milano Edoardo Austoni, urologo e
chirurgo, 60 anni, ricoverato ieri
sera al policlinico milanese dopo un
agguato sotto la sua clinica di via
Dezza.
L'uomo, secondo il racconto dei
testimoni, era a bordo della sua
vettura ed era appena uscito dal
lavoro quando gli si è avvicinato
uno sconosciuto che ha sparato
alcuni colpi di pistola, da sei a
dieci, colpendolo alle gambe ed alle
braccia.
Nel
passato del medico non ci sono
minacce bensì alcune denunce da
parte di pazienti "insoddisfatti"
per un intervento (l'uomo era
chirurgo plastico e si occupava
anche di ricostruire organi
sessuali). Gli investigatori,
dunque, non escludono che le
intenzioni dell'aggressore fossero
di colpirlo ai genitali e causargli
gravissime ferite, senza però
ucciderlo.
Nelle
prossime ore Austoni sarà sentito
dal pubblico ministero Tiziana
Siciliano mentre continuano gli
interrogatori dei pazienti che sono
stati operati Austoni e che hanno
sporto denuncia.
Approvato
definitivamente il dl sulle
intercettazioni
21 novembre 2006
L'Aula della Camera dei deputati,
nella seduta del 19 novembre 2006,
ha approvato definitivamente il
disegno di legge di conversione del
decreto legge sulle intercettazioni.
Il provvedimento prevede, tra
l'altro, che sia il Giudice per le
indagini preliminari (Gip) a
disporre in tempi rapidi e certi la
distruzione delle intercettazioni
illegalmente raccolte. Mentre
toccherà al Pubblico ministero (Pm)
chiedere la secretazione e la
custodia degli atti.
E' inoltre prevista una nuova
fattispecie di reato in relazione
all'illecita detenzione degli atti o
dei documenti indebitamente
detenuti. Chiunque consapevolmente
detiene gli atti, i supporti o i
documenti di cui è stata disposta la
distruzione è punito con la pena di
reclusione da sei mesi a quattro
anni. Si applica la pena della
reclusione da uno a cinque se il
fatto è commesso da un pubblico
ufficiale o da un incaricato di
pubblico servizio. Ricordiamo che il
decreto legge 22 settembre 2006, n.
259 concernente "Disposizioni
urgenti per il riordino della
normativa in tema di intercettazioni
telefoniche" era stato approvato dal
Consiglio dei Ministri nella seduta
del 22 settembre 2006 per
contrastare l'illegale detenzione di
contenuti e dati relativi a
intercettazioni illecitamente
effettuate, l'uso di documenti
formati attraverso la raccolta
illegale di informazioni e la
diffusione indebita di dati o
elementi concernenti i medesimi
dati.
www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/intercettazioni_dl/index.html
Libera
circolazione dei cittadini Ue negli
Stati membri
21 novembre 2006
Il Consiglio dei Ministri del 10
novembre scorso ha approvato in via
preliminare il decreto legislativo
recante attuazione della direttiva
2004/38/CE relativa al diritto dei
cittadini dell'Unione e dei loro
familiari di circolare e di
soggiornare liberamente nel
territorio degli Stati membri. Con
il provvedimento vengono
disciplinate le modalità di
esercizio del diritto di libera
circolazione e soggiorno nel
territorio dello Stato da parte dei
cittadini dell'Unione europea e dei
familiari che li accompagnano o li
raggiungono, i presupposti del
diritto di soggiorno permanente,
nonché le limitazioni ai predetti
diritti per motivi di ordine
pubblico e di pubblica sicurezza. Il
decreto legislativo, che è stato
inviato alle competenti Commissioni
parlamentari ai fini
dell'acquisizione del prescritto
parere, si applica a qualsiasi
cittadino dell'Unione che si rechi o
soggiorni in uno Stato membro
diverso da quello di cui ha la
cittadinanza, nonché ai suoi
familiari che accompagnino o
raggiungano il cittadino medesimo.
Secondo la norma per "familiare" si
intende: il coniuge; il partner che
abbia contratto con il cittadino
dell'UE un'unione registrata sulla
base della legislazione di uno Stato
membro; i discendenti diretti di età
inferiore a 21 anni o a carico e
quelli del coniuge o partner; gli
ascendenti diretti a caricoe quelli
del coniuge o partner. Il cittadino
dell'Unione che ha soggiornato
legalmente ed in via continuativa
per cinque anni nel territorio
nazionale ha diritto al soggiorno
permanente.
www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/circolazione_ue/index.html
Un uomo ha aperto il fuoco
mentre l'urologo era a bordo della
sua Porsche. La polizia: era stato
organizzato un omicidio
Primario
gambizzato, dieci colpi per uccidere
Milano, agguato al professor Austoni
davanti a una clinica. Oscuro il
movente
21 novembre 2006
(corriere.it)
MILANO — Dieci colpi per uccidere.
Per eliminare il professor Edoardo
Austoni, 60 anni, primario di
urologia all'ospedale San Giuseppe,
ordinario all'università Statale. Un
luminare conosciuto da tutta la
comunità scientifica. «Uno che ha
fatto la storia dell'urologia e
dell'andrologia». L'agguato ieri
sera alle 20 quando il medico, a
bordo della sua Porsche Carrera
nera, stava uscendo in retromarcia
dal portone della clinica Dezza
dove visita tutti i pomeriggi.
Almeno tre colpi sono andati a
segno: lo hanno ferito alle gambe
(un femore fratturato) e alle
braccia. Il luminare è stato
trasportato al Policlinico: le sue
condizioni sono gravi ma non è in
pericolo di vita. Buio, per il
momento, sul movente. I detective
della squadra mobile non si
sbilanciano. Nessuno azzarda ipotesi
(«lo faremo solamente dopo averlo
interrogato») lasciando intendere
che nessuna possibile pista viene
lasciata cadere: dal paziente
esasperato per un intervento andato
male, a questioni di cuore, agli
affari. Per il dirigente della
squadra mobile Vittorio Rizzi chi ha
sparato «voleva uccidere».
È stato solo un fortunato caso che i
colpi esplosi abbiano raggiunto
l'illustre medico in parti non
vitali. La ricostruzione
dell'agguato è stata possibile
grazie ad alcuni testimoni. Ore 20,
via Dezza, una strada alberata,
buia, non lontana dal parco Solari,
dove c'è la clinica Dezza, struttura
dove il grande urologo visita tutti
i pomeriggi dalle 16 alle 20. Finito
con l'ultimo paziente (un
cliente-medico) il professor Austoni
sale sulla sua Porsche nuova
fiammante. Innesta la retromarcia e
esce dal portone laterale di
servizio. Nel momento in cui l'auto
è metà dentro e metà fuori, un uomo
coperto dal buio si avvicina alla
vettura. Il medico fa in tempo a
vedere un'ombra. Lo sconosciuto
allunga il braccio e fa fuoco sei
volte. Tre colpi di certo
raggiungono il bersaglio (ma
potrebbero essere anche cinque). Il
medico rimane paralizzato, comincia
a perdere sangue. Butta le mani sul
clacson.
Dall'interno della clinica si
accorgono che qualcosa non va e
corrono in strada. Nel frattempo
alcuni testimoni — più tardi sentiti
dalla polizia — vedono spezzoni di
agguato. C'è chi giura di aver visto
un killer a piedi che raggiunge un
complice in moto e fugge. C'è chi è
certo di aver notato due uomini
scappare in moto. Qualcuno assicura
che i due motociclisti erano
spalleggiati da altri complici poi
allontanatisi a piedi. Di certo,
sostengono gli investigatori, è
stato un agguato preparato con cura.
Sulla Porsche, ferito e sanguinante,
il professor Austoni non ha perso la
sua calma proverbiale. A chi lo
soccorre spiega dove e come mettere
i lacci emostatici a braccio e
gamba. E ai lettighieri che lo
adagiano sulla barella chiede
espressamente di essere trasportato
al Policlinico. Quando i medici del
pronto soccorso del Policlinico lo
ricevono, il professor Austoni è
lucido. La voce dell'agguato
all'illustre clinico si diffonde in
un baleno a Milano, dove il medico e
conosciutissimo e molto stimato.
Tanti medici si precipitano al
Policlinico, primo tra tutti il
professor Francesco Rocco, un altro
luminare dell'urologia, primario del
Policlinico. «Non ho parole. Quello
che è accaduto al mio amico e
collega non ha spiegazione». In via
Dezza è un pullulare di agenti della
volante e della scientifica. Spetta
a loro effettuare i rilievi
sull'auto, all'esterno della vettura
(dove il killer ha fatto fuoco) e
nelle immediate vicinanze al luogo
dell'agguato. I detective della
mobile sono convinti che non si è
trattato soltanto di un avvertimento
feroce. «Il killer voleva uccidere,
pochi centimetri più in alto o più
in basso e il professore avrebbe
rischiato la vita». Raggiunta a
casa, la moglie del professor
Austoni, ha detto di «non aver
niente da dire» sull'agguato al
marito.
La
sfida dei pendolari: treno batte
auto 6 a 1
21 novembre 2006
(ilgiornale.it)
In ritardo mediamente di cinque
minuti, il treno stravince comunque
la prima edizione del «Trofeo
Caronte», confermandosi come mezzo
più rapido e affidabile dell'auto.
La ferrovia è risultata infatti più
veloce per sei delle otto tratte
considerate per raggiungere Milano
lungo le principali direttrici
utilizzate dai pendolari. Un
pareggio e una sola sconfitta nei
«match» disputati: stesso tempo di
percorrenza per la tratta
Pavia-Milano e nove minuti di
vantaggio a favore dell'automobile
registrati sulla distanza
Verdello-Milano. «Abbiamo voluto
fare questa gara nel pieno della
ricorrente polemica
sull'inquinamento da traffico in
Valpadana - dichiara Damiano Di
Simine, presidente di Legambiente
Lombardia - per mettere in evidenza,
ancora una volta, come nella nostra
regione si investa poco e male
nell'unica modalità di trasporto
competitiva con l'automobile
privata. Con i valori di
inquinamento alle stelle e con il
progredire del degrado urbano legato
a traffico e congestione, sarebbe
ora di dare un chiaro segnale di
scelta sugli investimenti in opere
pubbliche: meno chiacchiere, meno
autostrade, più treni regionali».
Ebbene il treno non solo è più
veloce rispetto alla macchina ma
presenta altre qualità altrettanto
importanti. Muoversi costa meno, non
solo per il portafogli, ma anche per
i consumi di energia e le emissioni
di gas, siano essi gas-serra o gas
inquinanti. Anche muoversi in treno
ha un rilevante costo energetico e
tuttavia questo «costo ambientale»,
a parità di chilometri e passeggeri
trasportati, è quattro volte
inferiore a quello dell'automobile
L'auto utilizzata per raggiungere il
luogo di lavoro ha invece dei costi
(in denaro) altissimi per una
famiglia. Combustibile e pedaggi
sono solo una parte delle spese, il
resto (acquisto, ammortamento,
manutenzione, riparazione, imposte,
assicurazione, box e parcheggi), se
viene correttamente contabilizzato,
comporta un esborso - su una
distanza casa-lavoro pari a
cinquanta chilometri - oltre dieci
volte superiore al treno. Come se
ciò non bastasse, nei Paesi
industrializzati il rischio di
subire una lesione grave o mortale
in seguito a un incidente
ferroviario è dodici volte inferiore
al rischio che si corre sulle
quattro ruote. Infine, dato che in
Lombardia non rimane poi molto
spazio per strade, infrastrutture ed
edifici, le ferrovie sono molto
vantaggiose: esse occupano da un
decimo a un trentesimo dello spazio
occupato dalle strade, a parità di
merci e passeggeri trasportabili.
L'inverno anti-smog di Legambiente
si apre dunque con «Pendolaria» (di
cui il trofeo Caronte è la prima
tappa): la nuova campagna nazionale
per dare voce e sostegno a tutti gli
italiani pendolari che rivendicano
il diritto a una mobilità
efficiente, sicura e pulita, coloro
che, con la scelta del treno,
contribuiscono a ridurre gli
ingorghi automobilistici che
soffocano quotidianamente le nostre
città. Presente l'amministratore
delegato delle Ferrovie dello Stato,
Mauro Moretti, Legambiente presenta
oggi a Roma i dati sui ritardi dei
treni effettuati nelle stazioni di
grandi città, e il dossier sulla non
rosea situazione delle ferrovie in
Italia. Ospite dell'associazione
ambientalista sarà anche Maurizio
Costanzo che, vestiti i panni del
pendolare,
sperimenterà personalmente i disagi
degli spostamenti sui binari. Nel
mirino quindi i treni locali e
regionali che ogni giorno
trasportano in ufficio e a scuola
oltre un milione e mezzo di persone
nelle grandi e medie città: dalle
cimici accomodate sul sedile accanto
al proprio ai ritardi all'ordine del
giorno, dalle corse soppresse senza
preavviso al perenne stato di
sporcizia e degrado che caratterizza
molti treni regionali.
Un
milanese su cinque ha il capo
straniero
21 novembre 2006
(ilgiornale.it)
Milano e la globalizzazione, una
vocazione che viene da lontano,
almeno dalla seconda metà del
Settecento, quando i contatti
commerciali con gli altri Paesi
erano non solo fonte e occasione di
business, ma anche possibilità di
scoperta di usanze, costumi,
pratiche di vita e di mercato. E i
dati presentati dal «Rapporto
globalizzazione» elaborato dalla
Camera di commercio di Milano non
fanno che confermare quanto tale
vocazione sia radicata nel tessuto
produttivo locale. Con un rapporto
di reciprocità tra presenza
straniera a Milano e presenza
milanese all'estero che mostra
chiaramente la dinamicità meneghina,
tanto che si può affermare che un
posto di lavoro su cinque nella
provincia di Milano è creato da una
multinazionale straniera. Sono
infatti 3000 le ditte straniere
presenti a Milano e che danno lavoro
a oltre 336mila persone, su un
totale di oltre 1.756.000 lavoratori
milanesi. Le sole aziende a
partecipazione europea attive sul
territorio milanese sono circa 1700
e occupano oltre 186mila dipendenti,
il 37,1% del totale nazionale. In
generale, a farla da padrona, sono
le multinazionali statunitensi (in
tutto, 812), che rappresentano quasi
la metà del totale italiano e che
danno lavoro a oltre 100mila
persone. Insomma, si può dire che a
Milano, un dipendente su sedici ha
il capo negli Stati Uniti.
Importante anche la presenza di
aziende francesi che, con 493
presenze, danno lavoro a 60mila
milanesi, e tedesche, che occupano
quasi 48mila dipendenti in 477
aziende. Ma anche le cifre delle
imprese milanesi nel mondo sono
significative: in tutto, 3500
aziende per 237mila addetti. Di
queste, 1700 sono in Europa, con 106
mila dipendenti.
L'Europa ha un ruolo di primissimo
piano sia per l'export che per
l'import milanese: nel primo caso,
copre il 66% delle esportazioni
totali, nel secondo, offre il 77%
delle importazioni complessive. Nel
primo semestre del 2006 Milano ha
esportato per quasi 20 miliardi, con
un incremento del 5,8% rispetto allo
stesso periodo del 2005, e ha
incrementato le importazioni del
14%, per un importo complessivo di
42 miliardi. Il «cliente» più
affezionato all'export meneghino è
la Francia, che da sola copre il 12%
dell'intera esportazione di prodotti
milanesi. Viene invece dal mercato
tedesco la quota maggiore di
prodotti importati da Milano.
Insomma, una cultura di scambio e
confronto, soprattutto con il resto
del vecchio continente, che
caratterizza fortemente mentalità,
mercato e tradizioni milanesi. A
svelarci le radici di una vocazione
e a offrirci uno spunto per
l'analisi dell'attuale dimensione
«globale» dell'imprenditoria
milanese è stata la presentazione,
avvenuta ieri nella sede della
Camera di commercio di Milano, del
volume «Viaggio di quasi tutta
l'Europa colle viste del commercio
dell'istruzione e della salute».
L'opera, realizzata dalla Camera di
commercio con la collaborazione
dell'Archivio di Stato e
dell'Università degli studi di
Milano, raccoglie la corrispondenza
inviata ad Antonio Greppi, mercante,
imprenditore e finanziere milanese
dai figli Paolo e Giacomo durante il
loro viaggio «educativo-commerciale»
compiuto attraverso l'Europa
Occidentale tra il 1777 e il 1781.
Baby
gang di vandali sfregia al volto un
anziano
21 novembre 2006
(ilgiornale.it)
Ha pagato il rimprovero con uno
sfregio sul volto. Quello che un
baby teppista gli ha procurato
aggredendolo con una bottiglia di
vetro spaccata a metà. L'uomo è
finito in ospedale con la faccia
squarciata, mentre i delinquenti in
erba sono riusciti a farla franca,
anche se la loro identificazione
potrebbe essere imminente.
Sono da poco passate le 23.30 quando
F.F., pensionato sessantenne, sta
tornando a casa a piedi lungo via
Matteotti a Garbagnate. Giunto nei
pressi della sede della Croce Rossa,
nota un gruppetto di ragazzi che sta
cercando di divellere la targa del
sodalizio appesa alla cancellata.
Per evitare che facciano danni, ma
anche per non metterli nei guai,
anziché chiamare i carabinieri pensa
di far da sé. Si avvicina ai vandali
e, pensando possa bastare, intima
loro con tono sostenuto di
smetterla. In occasioni normali
l'intervento di un adulto in genere
riesce a contenere l'esuberanza
giovanile; questa volta invece non è
così. I teppisti infatti reagiscono
al rimprovero con pesanti insulti,
che il pensionato cerca malgrado
tutto di incassare senza reagire.
Poi uno di loro, probabilmente il
leader del gruppo, decide di
mostrare il proprio «coraggio»
punendo chi ha osato interferire
nelle loro bravate notturne.
Raccoglie da terra una bottiglia di
birra vuota, la spacca e con il
collo tagliente si avventa
sull'uomo, brandendo e usando il
vetro come un coltello. Infatti,
sostenuto dal riprovevole entusiasmo
del branco, gli taglia la faccia
prima di scappare insieme agli altri
giovani delinquenti.
Per fortuna la vittima, seppure
sanguinante, rimane cosciente e
subito bussa proprio alla porta
della sede della Cri per chiedere
aiuto. Ai volontari in servizio si
presenta un uomo con il volto
trasformato in una maschera di
sangue. Dopo averlo parzialmente
medicato, i soccorritori lo
accompagnano in ospedale per
affidarlo ai medici che sono
costretti a suturare con diversi
punti l'ampio taglio sul volto. Nel
frattempo vengono informate le forze
dell'ordine, ma sul posto non c'è
traccia della baby gang. Inutile
anche una successiva ampia battuta
in zona
Sull'episodio va registrata la piena
solidarietà al ferito espressa con
un comunicato dall'associazione di
volontariato. La Cri infatti, nel
condannare la brutale aggressione,
ha sottolineato il senso civico
della vittima che ha pagato di
persona per aver cercato di tutelare
un bene comune.
Hub
e metrò rischiano di finire sotto il
Tavolo
21 novembre 2006
(ilgiornale.it)
Malpensa è in pericolo e non solo
per le smanie di chi vorrebbe
trasferire a Fiumicino il cuore
dell'Alitalia. A metterla in crisi è
la mancanza di infrastrutture di
collegamento (treni e strade), che
ne ostacola il ruolo di hub di
riferimento per tutto il Nord. Si è
parlato anche di questo al Tavolo
Milano tra istituzioni locali e
governo, che però si è chiuso con un
nulla di fatto. La discussione è
stata rinviata al 30 novembre,
quando il tema delle strade e dei
binari che mancano sarà affrontato a
Palazzo Chigi insieme con il
ministro per le Infrastrutture,
Antonio Di Pietro, assente (come il
premier, Romano Prodi) al vertice di
ieri in prefettura.
Il coro è unanime, da Roberto
Formigoni a Letizia Moratti a
Filippo Penati. «Malpensa deve
essere confermato come hub
intercontinentale. Occorre
provvedere insieme e in tempi quanto
più possibili rapidi al
completamento dei collegamenti
stradali e ferroviari previsti» dice
il presidente della Regione. «Un
sistema di infrastrutture migliori è
una delle misure indispensabili per
recuperare i 17 milioni di
passeggeri del Nord che non scelgono
Malpensa come hub» sostiene il
sindaco, che spinge anche sulle
metropolitane («chiederemo al
governo di esplicitare i
finanziamenti alla linea 5 e al
collegamento tra la Centrale e
Linate»). In sintonia il presidente
della Provincia: «Va affrontato il
problema dei collegamenti». Sulla
difesa dello scalo e delle vie
d'accesso l'intesa è trasversale.
A guidare la missione milanese il
sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Enrico Letta, seguito da
una pattuglia di ministri (ai
Trasporti Alessandro Bianchi, agli
Affari regionali Linda Lanzillotta,
alle Pari opportunità Barbara
Pollastrini e infine all'Innovazione
e le tecnologie, Luigi Nicolais).
Letta ha assicurato un impegno a
modificare l'emendamento alla
finanziaria nel capitolo che
riguarda le infrastrutture per
Milano. «Il 30 novembre sarà il
giorno della verità» sottolinea
Formigoni, che per avere una
riunione più concreta possibile ha
chiesto la presenza dei vertici
della Rfi (la rete ferroviaria
italiana) e dell'Anas. Sul tavolo
c'è il tema del trasferimento alla
Regione dei poteri concedenti sulle
grandi opere, al momento tutt'altro
che chiaro. «Abbiamo apprezzato la
disponibilità del governo a
riformulare il testo in modo che
siano chiari i poteri della
Lombardia per Pedemontana, Bre.Be.Mi
e Tem» spiega Formigoni.
Al tavolo si è discusso di titolo V
e città metropolitana. Il ministro
Lanzillotta ha spiegato che la
disfida tra città metropolitana e
provincia è tutt'altro che superata:
«Milano dovrà scegliere quale
modello adottare». Il ministro ha
anche invitato Formigoni a non avere
troppa fretta: «Va bene il processo
di autonomia, ma deve andare avanti
insieme al federalismo fiscale, per
non lasciare indietro le Regioni
meno avanzate». Ma il governatore a
gennaio ha intenzione di portare a
Roma le sue richieste di autonomia.
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