Sgomberati 6
appartamenti a
Lorenteggio
31 Gennaio 2008 (AGR)
Ieri sera
sono stati sgomberati
sei appartamenti in via
Gulli, zona Lorenteggio,
a Milano. La polizia ha
controllato 17 persone
che si trovavano nei
locali senza averne
diritto. Cinque di loro
sono state portate in
questura per
accertamenti.
Rapine seriali, tre
condanne
31 Gennaio 2008 (AGR)
Due rapinatori seriali e
un loro complice sono
stati condannati ieri a
nove, otto e quattro
anni di reclusione dal
Gup di Milano Enrico
Manzi. I malviventi
erano accusati di aver
compiuto sei rapine
nella zona di
Lorenteggio e Baggio, a
Milano, in uffici
postali, un supermercato
e un'agenzia di
scommesse.
Si spaccia senatore,
patteggia condanna a 20
mesi
31 Gennaio 2008 (AGR)
Un uomo dalle mille
identita'. Una volta
collaboratore del
ministro del Lavoro,
un'altra ispettore della
Banca d'Italia, un'altra
ancora senatore. Sempre
con lo stesso scopo:
vantaggi personali. Il
camaleonte e' un 47enne
calabrese, Orlando
Falbo, che ha
patteggiato un anno e
otto mesi. La pena e'
stata sospesa dal
Tribunale di Milano. Le
accuse variavano da
minacce a pubblico
ufficiale, tentata
estorsione,
favoreggiamento fino a
sostituzione di persona.
Ricatta l'amante,
arrestato infermiere
31 Gennaio 2008 (AGR)
Una relazione costata
cara a un infermiere di
36 anni, ma anche a una
ciquantenne della buona
borghesia milanese.
L'uomo e' stato
arrestato martedì per
aver ricattato l'amante:
10 mila euro per non
rivelare la loro storia
al marito. In meno di un
anno la donna, invece,
ha speso 25 mila euro in
denaro e regalie per
mantenere il giovane
infermiere, sposato con
figli. I due si erano
conosciuti all'ospedale
San Paolo, durante la
degenza dell'anziana
madre di lei. All'ultima
minaccia, quella per il
silenzio, la donna ha
rivelato tutto al marito
e cosi' e' scattata la
denuncia.
Anziana truffata da
finto tecnico gas
31 Gennaio 2008 (AGR)
Una donna anziana e'
stata raggirata, ieri
mattina alle 10.30, da
un finto tecnico del
gas. Il truffatore e'
riuscito a convincere la
donna, 80enne, a
lasciarlo entrare in
casa, in via Gulli, per
un finto controllo.
L'anziana e' stata
derubata di 400 euro,
due collane, un orologio
e un bracciale.
Single, sorpasso
sulle famiglie
L'Unione: centomila
coppie di fatto, il
Comune le discrimina.
«Tra chi vive solo un
livello di povertà
elevatissimo»
31 Gennaio 2008 (vivimilano.it)
Allarme single: sono più
delle famiglie e spesso
vivono in condizioni di
povertà. Nella
commissione che a
Palazzo Marino dibatte
sulle coppie di fatto
(la mozione per
istituire un registro
delle unioni civili sarà
in aula nelle prossime
settimane) balza agli
occhi dei consiglieri un
nuovo dato contenuto
nella relazione
dell'assessore Stefano
Pillitteri.
Dall'Anagrafe risulta
infatti che a Milano si
contano 244.659 famiglie
con moglie e marito (con
e senza figli), a fronte
di 332.987 famiglie con
un solo componente.
«Bisogna avviare subito
una campagna per
tutelare i single —
commenta Carmela Rozza
del Pd —, perché tra di
loro c'è un livello di
povertà elevatissimo.
Basta dare un'occhiata
alle domande per le case
popolari: moltissime
sono di persone sole che
puntualmente restano
fuori dalle
assegnazioni». Ma non è
l'unico dato che
colpisce nei numeri
della statistica.
Le famiglie anagrafiche
milanesi sono in tutto
676.486, di cui 98.840
sono nuclei dove non
figurano moglie o
marito. «Potrebbero
essere coppie di fatto —
attacca la Rozza —, ma
poiché non abbiamo un
registro delle unioni
civili non lo sappiamo.
Il dato indiscutibile è
comunque che il Comune
discrimina 98.840
famiglie, che ad esempio
non possono concorrere
nell'assegnazione delle
case per giovani coppie
e partecipare ai bandi
per gli aiuti per i
mutui. In entrambi i
casi l'accesso è
vincolato al
matrimonio». All'interno
di questa galassia delle
«famiglie senza moglie o
marito» spicca l'altro
dato: 401 famiglie sono
composte da 2 persone di
sesso maschile, 395 da
due donne. Numeri che
spingono Michele
Mardegan, di An, a
sottolineare che «le
coppie omosessuali a
Milano risulterebbero
essere 796, cioè circa
l'1% del totale delle
famiglie». «E noi
dobbiamo scannarci per
l'1% della popolazione?
— domanda ai colleghi —.
Visto che i diritti
civili sono già tutti
riconosciuti non vale
forse la pena di
rinviare l'argomento a
un momento successivo?».
L'argomento all'ordine
del giorno è appunto la
mozione presentata da
Ines Quartieri del Prc,
dal repubblicano Franco
De Angelis, da
Pierfrancesco Majorino
del Pd, da Giancarlo
Pagliarini della Destra,
da Giulio Gallera di FI
e da altri consiglieri
di diversi schieramenti.
Si impegna la giunta «a
istituire un registro
delle unioni civili,
comprensivo delle coppie
dello stesso sesso che
ne facciano richiesta »
e ad applicare «i
diritti che fin d'ora
siano riconoscibili
dall'amministrazione
comunale a queste unioni
civili ». «Questo testo
andrà in aula al più
presto — assicura
Majorino — e ciascuno
dovrà prendersi le
proprie responsabilità
nel voto, con
trasparenza». «Avere
anche dal Comune un
ordine del giorno su
questo tema — aggiunge
De Angelis— è un dato
politico importante. E
credo che per Milano sia
utile anticipare il
Parlamento ». Paolo
Massari, di Forza
Italia, insiste in
particolare sulle coppie
gay. «Riconoscere che
queste coppie esistono è
un sacrosanto diritto —
rilancia —. Oggi gli
omosessuali non hanno la
possibilità di essere
tutelati».
Case comunali a sei
euro al mese
La
Lega chiede una verifica
sulla regolarità
dell'assegnazione dei 24
appartamenti che il
Comune affitta in zona
Brera
31 Gennaio 2008 (vivimilano.it)
Una verifica sulla
regolarità
dell'assegnazione dei 24
appartamenti che il
Comune affitta in zona
Brera a Milano: è quanto
chiede alla Giunta
guidata da Letizia
Moratti il capogruppo in
Consiglio della Lega,
Matteo Salvini, che si è
fatto portavoce delle
lamentele di alcuni
inquilini della
palazzina di via
Madonnina 6, a Milano.
In questo stabile
comunale, in cui si
accede attraverso la
graduatoria delle case
popolari, «c'è qualcuno
che fa il furbetto - ha
detto Salvini, sulla
base di dati raccolti
tramite l'assessorato
alla Casa e la società
che ha in appalto la
gestione dell'edificio -
perchè pagare 6 euro al
mese per un appartamento
di 70 metri quadrati in
pieno centro mi sembra
irrispettoso nei
confronti di chi non ce
la fa a tirare fine
mese».
Il riferimento è a una
donna di origini romene
che, secondo quanto
segnalato dagli
inquilini, soprattutto
pensionati, pagherebbe
un canone di locazione
annuo di 70 euro «per
vivere - ha precisato
Salvini - in un alloggio
di 35 metri quadrati
che, al termine di
alcuni lavori di
ampliamento, diventerà
di 70 metri quadri». Un
intervento che, «insieme
alla vita lussuosa -
denunciano gli inquilini
- che conduce la donna»,
ha fatto sorgere dubbi
sulla sua effettiva
«necessità di occupare
questo alloggio
comunale». «Chiediamo al
Comune - ha detto
l'esponente leghista -
di controllare se c'è
qualcuno che non ha il
diritto di stare qui
perchè è dovere
dell'Amministrazione
intervenire visto che, a
Milano, c'è fame di casa
e ci sono quindicimila
persone titolate che
aspettano un alloggio
popolare».
Assalti nelle cascine:
furti di mucche e mais
«Ora abbiamo paura»
31 Gennaio 2008 (ilgiornale.it)
Per
rubargli il mangime, una
notte, sono arrivati
direttamente col camion.
Lo hanno sistemato sotto
il silos, hanno forzato
l’apertura, se ne sono
presi cento quintali in
meno di mezz’ora e poi
sono andati via.
Pochi rumori, nessuna
traccia. Tremila euro di
mais bruciati in un
colpo solo. Un’altra
notte, invece, hanno
rotto i lucchetti del
recinto e preso di mira
una mucca da latte. Sei
quintali di bestia
trascinati in mezzo a un
campo con una corda. Una
specie di mattatoio a
cielo aperto per rubarsi
i pezzi di carne da
rivendere. La carcassa
l’hanno lasciata lì,
sgozzata e aperta.
«Quella vacca costava
2600 euro, ma il punto
non sono i soldi. È che
abbiamo cominciato ad
aver paura». A parlare è
Giovanni Meroni, 56
anni, proprietario
dell’azienda agricola
Ercoli. Con la sua
famiglia abita alla
cascina Manduria, alle
spalle di via Ripamonti.
Novecento metri dal
primo gruzzolo di case,
e solo una stradina non
illuminata che li
collega alle prime
villette: «Si chiama via
Manduria - dice - e
qualche mese fa dei
rapinatori ci hanno
fatto un posto di blocco
coi materassi e i
frigoriferi. Hanno
tentato di aggredire un
tassista ma quello ha
messo la retro ed è
riuscito a scappare».
Lui, Giovanni Meroni, è
solo uno dei tanti
agricoltori di Milano
che dicono di avere
paura. Uno dei tanti che
raccontano di subire
furti, ricatti e persino
minacce. A lanciare
l’allarme per tutti loro
è la Coldiretti: «Stiamo
cominciando a
preoccuparci seriamente
- dice Fabio Bonaccorso,
portavoce della
federazione - Milano è
la seconda città
agricola italiana dopo
Roma. Ci sono cento
aziende agricole
all’interno dei suoi
confini e tre mila
ettari di terreno
coltivato. Si tratta di
cascine vecchie di
secoli che negli ultimi
anni, schiacchiate dalle
case, devono affrontare
tutte le problematiche
delinquenziali tipiche
di una città, con
l'aggravante che spesso
sono isolate e poco
illuminate. Negli ultimi
mesi abbiamo notato un
disagio molto maggiore a
causa di furti,
vandalismi e assalti
notturni».
Come alla cascina Sella
Nuova, zona Baggio, di
proprietà dei signori
Farina. Il 29 dicembre
scorso alle dieci di
sera Vincenzo, 76 anni,
sente rumori nel
pollaio. Apre la porta
per andare a
controllare, viene
letteralmente investito
da quattro persone che
lo prendono a pugni, gli
sfilano 300 euro dal
portafogli e scappano.
«Da allora i miei sono
venuti a stare a Bernate
Ticino con me - racconta
la figlia - ma noi
quella cascina non la
vorremmo abbandonare
così. Abbiamo dieci
ettari di terreni che
coltiviamo ancora con
passione».
Natalina Campi vive
nella cascina Rizzardi,
accanto al parco Trenno,
da quattro generazioni.
Alleva bovini, ha una
pensione per cavalli,
riceve pure le scuole a
scopo didattico: «Qui i
bambini vengono a vedere
le mucche e noi
svolgiamo un ruolo di
servizio alla città -
dice - anche da me hanno
rubato le selle, gli
attrezzi, gli agnelli e
persino un dobermann.
Tante volte nei campi
dobbiamo soccorrere
tossicodipendenti
agonizzanti».
E poi, tra i problemi
più seri, c’è l’uso dei
campi come fossero
pattumiere: «Giusto
l’altro giorno -
racconta Alessandro
Verga, della cascina
Colombera in via di
Vittorio - è arrivato un
camion che probabilmente
aveva appena fatto lo
sgombero di una cantina.
Per non pagare lo
smaltimento, mi ha
scaricato tutto sul
terreno: bancali,
mobili, divani. E poi
sì, anche noi subiamo la
processione dei tossici.
Dalle cinque alle otto
arrivano in dieci per
volta a drogarsi, e
tutto intorno girano
spacciatori».
E poi c’è il caso di un
agricoltore che vive
sull'alzaia del naviglio
pavese, ha accanto un
campo nomadi e
preferisce restare
anonimo. Racconta di
macerie e macchine
rubate e abbandonate in
fossi di irrigazione che
poi si tappano e non
funzionano più. Racconta
di un collega a cui dei
delinquenti hanno rubato
i trattori chiedendogli
poi il riscatto. E dice
di sentirsi umiliato
perché i campi di Milano
sembrano davvero la
pattumiera della città.
Il contrappasso
dell’assassino
sequestratore
31 Gennaio 2008 (ilgiornale.it)
Se è giustizia divina, è
arrivata con un po’ di
ritardo: perché in
carcere si racconta che
il Pippo Sanzone di oggi
è un uomo molto diverso
dalla belva che
vent’anni fa, insieme ad
un gruppo di balordi
insospettabili, rapì e
fece a pezzi un
tranquillo imprenditore
milanese. Quando alla
Tana del Lupo, una fosca
tenuta in riva al
Ticino, il tenente
Zuliani e il maresciallo
Nicastro si misero a
scavare, trovarono il
corpo di Trezzi
sezionato in
sessantasette pezzi. Un
orrore di fronte al
quale la storia di oggi
di Pippo Sanzone, il
fatto doloroso che si
ritrovi anche lui col
corpo devastato, ridotto
in condizioni forse
peggiori della morte, ha
il sapore inevitabile
della nemesi. Una banale
ernia del disco, operata
male in carcere. La
spina dorsale lesionata.
E Sanzone ridotto a un
essere immobile.
Ha lasciato il carcere
nelle settimane scorse,
in silenzio. Sul suo
fascicolo c’era scritto
«fine pena mai», il
marchio degli
ergastolani. Il
tribunale di
sorveglianza ha ritenuto
che le sue condizioni
disperate fossero
incompatibili con il
carcere. D’altronde
tutte le relazioni degli
educatori e della
polizia penitenziaria
sul comportamento di
Sanzone in questi
vent’anni di carcere
erano buone. E Sanzone è
uscito. O, meglio, lo
hanno portato fuori, a
casa di una parente che
si occuperà di lui.
I giudici non si sono
nascosti la delicatezza
della decisione: perché
il delitto di cui si
resero colpevoli Sanzone
e i suoi complici è di
quelli che restano
impressi nella memoria
di una città.
D’altronde, i rapitori
di Gianfranco Trezzi
ebbero una colpa in più:
quella di inaugurare il
filone dei sequestri
fai-da-te, imprese
scellerate e maldestre
in cui dilettanti del
crimine scimmiottavano
le imprese dell’Anonima.
Queste imprese si sono
concluse regolarmente
con la morte
dell’ostaggio: come
Giuseppe Bertini,
impresario di pompe
funebri rapito e
ammazzato da un
concorrente; come
Luciano Carugo,
sequestrato da un paio
di suoi amici a secco di
quattrini e sepolto nel
Parco delle Groane; o
come Gianmario Roveraro,
rapito da uno che lo
accusava di averlo
bidonato, e eliminato
senza pietà.
Anche tra i rapitori di
Gianfranco Trezzi,
imprenditore
dell’acciaio, c’era
gente che conosceva bene
l’ostaggio. Sanzone no.
Lui era l’esperto della
compagnia, il malavitoso
di lungo corso in grado
di fornire il know how
per l’impresa criminale.
Nonostante la sua
presenza, il rapimento
fu un disastro sin
dall’inizio. Quando
capirono che non ne
avrebbero cavato una
lira, i rapitori si
inebetirono di cocaina,
ammazzarono Trezzi e si
diedero ad una
meticolosa opera di
dissezione nel giardino
in riva al fiume. Da
allora, molta acqua è
passata nel Ticino, e
Sanzone è un uomo che -
anche prima che un
bisturi lo
immobilizzasse per
sempre - ha imparato a
riflettere sui suoi
tragici errori. Ora il
suo destino lo ha
inseguito e raggiunto.
Perché, direbbe Cecov,
«se volessi farmi un
anello, vi inciderei
questa frase: “Nulla
passa”».
Per 4 volte sfascia
le vetrate del Parenti
31 Gennaio 2008 (ilgiornale.it)
Ha individuato nel
teatro Parenti, nel
senso fisico del
termine, un ostacolo al
suo amore e per questo
l’altra notte verso le
3.30 con un pesante
lucchetto legato a una
catena ha tirato giù un
paio di vetrate
d’ingresso dello stabile
di via Vasari 15. È
stato però notato da due
passanti che hanno
chiamato il 113, seguito
il vandalo e indicato
agli agenti che l’hanno
fermato.
Ma H. O., 51 anni, è ora
sospettato di altre tre
incursioni simili
avvenute nei scorsi
giorni, che portano i
danni subiti dall’ente
teatrale a ben 50mila
euro. Il tutto per
amore: l’uomo infatti
sarebbe follemente, è
proprio il caso di dire,
invaghito di una donna
che lavora per il
Parenti e avrebbe
identificato nella
direzione dell’ente
l’ostacolo
insormontabile al
coronamento dei suoi
sogni.
Altra spiegazione non
viene infatti trovata al
suo stravagante
comportamento. Lui
infatti appena arrestato
ha detto di conoscere la
sorella della direttrice
artistica del teatro e
che questa «lo molesta»,
probabilmente nel senso
che si frappone tra lui
e la «beneamata». La
signora ha replicato di
conoscerlo, è un ex
compagno di scuola, ma
di ignorare il motivo
del suo livore. Invece è
sempre quello: l’amour,
toujour l’amour.
Falsi permessi,
perquisizioni in
questura
31 Gennaio 2008 (ilgiornale.it)
Prima ancora che Bruna
Pesce, sedicente
avvocato della onlus «Martin
Luther King» indagata
con l’accusa di
favoreggiamento
dell’immigrazione
clandestina a fini
patrimoniali, venga
interrogata dal pubblico
ministero per chiarire
il proprio ruolo nella
presunta vendita ad
extracomunitari di
permessi di soggiorno
fasulli, si muove la
Squadra mobile.
Ieri mattina, gli agenti
si sono presentati a
sorpresa all’Ufficio
immigrazione di via
Fatebenefratelli per un
accertamento
preliminare. Una
«visita» a conclusione
della quale sono stati
richiesti diversi
documenti che potrebbero
rivelarsi utili
all’indagine. Pratiche
che nei prossimi giorni
saranno controllate
dagli investigatori, per
verificare eventuali
anomalie nella
trattazione delle
autorizzazioni e nel
rilascio dei permessi.
Una ventina di pratiche
già concluse dalla onlus
nel corso del 2007 (la
maggior parte
positivamente, alcune
con un rigetto
dell’istanza) sono state
«movimentate» dagli
archivi dell’Ufficio
immigrazione.
Un chiarimento decisivo
potrà arrivare proprio
dall’interrogatorio di
Bruna Pesce, che sarà
sentita nelle prossime
settimane dal pubblico
ministero Alfredo
Robledo, titolare
dell’inchiesta.